sabato 4 agosto 2012

Acque

Ascolto il suono monotono del ventilatore. 
Passa un minuto, passa un altro minuto.
Dopo un poco non lo sento più, i miei pensieri hanno preso il ritmo, vanno insieme al piccolo vortice d'aria. 
Non sono pensieri grandi, a loro basta un ventilatore per cominciare a danzare.
In questi giorni i pensieri hanno preso la forma dei ricordi.
Ricordi minuziosi, di istanti o di settimane. Ricordi di sguardi, di sorrisi. Ricordi di parole, di toni di voce. 
Gli occhi del furetto fanno capolino alle spalle di tutto.
E' un'immersione, la sensazione che provo è la stessa di quando, da piccola, andavo al mare e nuotavo sott'acqua. Ero capace di nuotare per ore, nell'acqua fredda e azzurra, nel mio mare, l'unico che ho mai amato veramente.
Nuotavo con la maschera ed esploravo i fondali, vedevo gli scogli, le pietre, le conchiglie e i piccoli pesci che si affollavano intorno a me. 
Allora quel mondo subacqueo mi sembrava bellissimo, calmo, avvolgente e accogliente. Niente di brutto poteva accadere mentre ero lì sotto, c'era il mare, grande madre, a tenermi nella sua pancia.
Ma questi ricordi che mi stanno sommergendo non sono qui per proteggermi. Non posso nuotarci dentro provando la serenità infantile che provavo allora.
I ricordi sono qui per mostrarmi tutto quello che non ho più e senza cui dovrò vivere finché potrò.
Devo risvegliarmi allora, e ricominciare ad ascoltare il rumore del ventilatore che si fa strada nel silenzio pieno di echi di questo agosto dannato.
Ricomincio a trattenere il respiro.

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