Da alcuni mesi a questa parte, la mia attenzione è stata catturata da un genere di programmi televisivi che guadagna sempre maggiori spazi nei palinsesti di molte reti: i programmi di cucina.
Sì, quelli con i cuochi e le ricette.
Li guardo soprattutto la sera, su alcuni canali satellitari; li trasmettono senza soluzione di continuità, in blocchi di un’ora o mezz’ora.
In pochi minuti, queste perfette creature, gli chef, con le loro abili mani, compiono gesti perfetti. Questi uomini, sempre sorridenti, vestiti di bianco, sanno domare ogni ingrediente con garbo e attenzione; sono rassicuranti e al tempo stesso mostrano di essere dotati di determinazione e esperienza - un po’ come i medici delle serie televisive americane che ti raccolgono in fin di vita, e ti ridonano la salute sorridendo, senza che questo costi alcuno sforzo a loro e nessun dolore a te – televisivi dispensatori di ordine e tranquillità.
I miei cuochi tagliano fettine di spessore millimetrico, tutte perfettamente uguali tra loro, sminuzzano, tritano, con gesti precisi e sapienti.
Nulla li mette in difficoltà o li spaventa. Non arretrano neanche di fronte a una cipolla da sbucciare. Non temono lacrime inopportune e antiestetiche. Le loro padelle non mandano mai uno schizzo inopportuno e fuori luogo, le loro paste non si scuociono inopinatamente, i loro grembiuli immacolati non temono macchie maleducate.
Con i loro utensili luccicanti, i loro coltelli e taglieri sempre adeguati, i loro cucchiai e palette perfettamente ordinati sui piani di lavoro, riducono all’unità ciò che è per natura molteplice, rendono coerente e ordinato il disordine e l’indisciplina della natura.
Io, che ho sempre avuto bisogno di certezze nella vita, magari piccole, ma comunque certezze, li guardo ipnotizzata, anche per intere serate, me li scelgo, guardo l’uno piuttosto che l’altro, poi scivolo nel sonno dei giusti.
Ho scoperto che mi rassicurano e mi trasmettono mezz’ora di serenità: niente di imprevisto o di brutto può accadere in quelle cucine bianche e cromate. Spesso mi accorgo di seguire poco anche le ricette, e di dimenticarle appena scorrono i titoli di coda del programma. Quello che guardo sono i cuochi, le loro mani, ascolto le loro voci ben modulate e dimentico il caos che mi circonda. Dimentico il mondo che mi sembra sempre più incomprensibile e minaccioso, e dimentico il futuro, che mi sembra sempre di più un’ipotesi azzardata.
Nuovi, o vecchi, tipi di stupefacenti di massa.
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