lunedì 4 luglio 2011

Dell'arte del vaticinio

Vivere nella mia città, Napoli, rende inclini al fatalismo, alle tecniche di divinazione, alla consultazione degli astri e del volo degli uccelli, all’osservazione di fenomeni naturali e al sentimentalismo in generale.
Stamattina esco per fare alcune commissioni; fa caldo, penso di aspettare l’autobus. Non essendoci ausilio tecnico (un cartello con gli orari; un display elettronico; un gabbiano indicatore) che mi può dare una qualsiasi informazione sul tempo di attesa, che su questa linea va dai venti minuti all’infinito, cosa faccio? Osservo i segni, la pista, come farebbero gli apache o i tuareg nel deserto. I segni indicatori sono molteplici e bisogna essere dotati di acume per coglierli e per metterli in relazione gli uni con gli altri, una corretta divinazione mi metterà in grado di sapere se mi conviene aspettare o andare via.
Ci sono persone alla fermata? Sì.
Questo mi sembra un buon segno, se non ci fosse nessuno non varrebbe la pena aspettare. Interrogo allora una signora: lei non aspetta da molto ma resta, fiduciosa, perché una persona che da poco se n’è andata, spazientita dall’attesa, era lì da parecchio.
Interessante. Ci sembra di poter sperare che data la lunga attesa, presto all’orizzonte si materializzi la sagoma dell’autobus.
Una terza persona, interessata anche lei e anche lei incerta sul da farsi, ci fa notare però che in tutto questo tempo, nessun autobus è passato nella direzione contraria.
Anche questo è un dato importante e da non sottovalutare, perché nessuno è stato mai certo del numero effettivo di vetture su questa tratta, l’ipotesi accreditata è che non ce ne siano più di due. 
Come, solo due? Per una linea così importante? Sì, solo due. 
Il latore della ferale notizia, un uomo di mezza età, che sorride sotto i baffi perché lui è uno informato dei fatti della vita,  ci dice di averla appresa un giorno non molto lontano, quando l’autobus su cui viaggiava si guastò e tutti i passeggeri furono costretti a scendere. In quel momento il conducente li esortò a cercare di raggiungere le loro mete con mezzi alternativi, disse, il conducente: “mo’ state freschi ad aspettare, i pullman sono solo due, mentre arriva l’altro in sostituzione dal deposito, fate prima ad andare a piedi!” 
La notizia ci getta momentaneamente nello sconforto.
Una signora decide di abbandonare la sua posizione e di incamminarsi. 
Il giornalaio, che ascoltava attento, plaude la scelta. 
L’uomo, dopo averci lasciato tutti perplessi e con i calcoli da rifare, se ne va dicendo che questa città è una disgrazia.
Io, dal canto mio, dopo avere impiegato almeno venti minuti in congetture che si sono rivelate vane, decido di andare a piedi.
Guardo il cielo, il sole è già alto, ma ho fiducia che si stenda il vento, che come tutti sanno, non rivela il carattere della giornata prima delle undici almeno.

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