mercoledì 11 settembre 2013

Spazio

In questo tempo, che si sta facendo lungo ma che non passa né si muove né muta, ho capito una cosa che ha a che fare con lo spazio. 
Forse ho capito anche una cosa che ha a che fare con il tempo, ma questa è materia di un altro post, eventualmente. Dico eventualmente perché una delle prime cose che bisogna capire per vivere in un civile consorzio è qualcosa che ha a che fare con la pazienza altrui, cosa di cui non si deve mai abusare.
Ma torniamo alla faccenda dello spazio.
Dentro di me c'è uno spazio finito.
Non so quanto è grande, forse è enorme, forse invece è uno spazio piccolino.
Come se io fossi un armadio, quello in cui amavo nascondermi da bambina.
Come se fossi un ripostiglio, una valigia, un salvadanaio, un uovo, una scatola di cioccolatini.
Come se fossi un cassetto pieno di cianfrusaglie, una scatola piena di vecchie fotografie o di biscotti.
Come se fossi una persona con dentro diciamo un cuore. 
E in questo cuore uno spazio.
Prima nel mio spazio c'era posto per molte cose. 
Ce n'era un poco riservato a un amico, a un'amica, un altro riservato a un bel gruppo di amici considerati magari nel loro insieme.
Poi c'era lo spazio delle preoccupazioni, dei grattacapi, del lavoro, delle simpatie e delle antipatie.
C'era lo spazio per i genitori, la famiglia.
C'era quello delle speranze, dei sogni, dei desideri e quello delle paure e delle cose indesiderate.
Quello del sonno e dei sogni, quello degli interessi più o meno interessanti a seconda dei momenti.
Mi sembrava che fosse tanto ampio questo spazio e che la sua misura fosse più o meno in linea con quello che hanno tutti, chi più chi meno.
Non me ne sono mai preoccupata più di tanto, mi sembrava una dotazione standard, una RAM che poi ognuno riempiva come più gli conveniva.
Anche io ho avuto la mia RAM.
Ecco, in questo tempo che si sta facendo lungo ma che non passa né si muove, né muta, mi sono accorta che tutto il mio spazio è occupato. 
Personale al completo.
Il mio dolore occupa tutto lo spazio che ho ricevuto in dotazione.
Non ce n'è più per tutte le cose che lo riempivano.
Desideri, speranze preoccupazioni, sono tutti spariti, sono stati buttati fuori.
Un amico mi delude e io non provo nulla, prendo atto della delusione come se spuntassi una casella nella lista della spesa.
Una persona fa un gesto carino nei miei confronti, idem.
La lista potrebbe essere lunga ma più o meno la faccenda si capisce facilmente.
Certo tutta questa assenza un giorno si riempirà, e bla bla.
Lo so, le cose passano, i portoni si aprono eccetera.
So tutto.
Per il momento prendo atto e un po' mi incuriosisco di come sia possibile questa evenienza e di come sia possibile che duri così a lungo.
Comunque sia.
E qual è la cosa che ho imparato, allora?
Ho imparato che il dolore è l'unica cosa in grado di occupare tutto lo spazio che c'è dentro una persona, che non succede così per la gioia o per qualsiasi altro sentimento umano.
Ho imparato poi un'altra cosa a proposito del dolore, ma anche questa cosa semmai sarà materia di altro post.




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