martedì 11 ottobre 2011

Der Zauberberg

Se mi affaccio alla finestra, davanti a me si dispiega un panorama dolce, verde, di erba, di alberi, di siepi ben coltivate.
Le guardo come si guarderebbe un film.
Le guardo e mi sembra che il paesaggio, con la sua immobilità gentile, abbia saputo  fermare  il tempo. A guardare fuori, i giorni sembra che non passino per niente. Oppure che ogni giorno sia gemello del giorno prima. Uno scorrere senza arrivare alla fine delle cose.
Per me è un posto buono dove stare, che il tempo che passa mi procura generalmente angoscia.
Mi succede però che guardo fuori e, insieme alle siepi e ai peperoncini messi a seccare al sole, vedo distese davanti a me tutte le mie paure.
Penso che sia il troppo sole a fare brutti scherzi, è ancora troppo caldo, in questo ottobre anormale, per il clima e per me, allora ritorno dentro, nella penombra degli scuri accostati, nel silenzio della casa vuota.
No non era il sole, non era il troppo caldo di questo ottobre anormale. Eccole sedute intorno a me, non riesco a mandarle via. Ci sono proprio tutte, non ho bisogno di contarle, di farne l’appello, le riconosco alla prima occhiata,  neanche una ha deciso di aspettarmi a casa mia, per il mio ritorno.
Cosa posso fare allora, nemmeno il grande cane bianco seduto accanto a me le vede, non abbaia per scacciarle, sbuffa indifferente alle sorti mie e di chi mi abita.

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