domenica 9 settembre 2012

Il sogno di Scrooge

Ebenezer Scrooge. Chi non lo conosce?
E' il protagonista di Canto di Natale di Dickens.
Per me avrà sempre le fattezze di Zio Paperone con il suo bastone e il suo cappello che vessa Topolino e i suoi bambini, ma questo dipende dalla mia sciagurata infanzia fatta di cartoni animati e televisione. Lui invece è un degnissimo personaggio letterario, di quelli che vengono tirati spesso in ballo, come dei paradigmi o dei cliché.
E in quanto cliché mi è venuto giusto in mente qualche giorno fa, il caro vecchio Scrooge e il suo sogno, con il fantasma del Natale passato, presente e futuro.
Scrooge è un vecchio cattivo e avaro, solo al mondo perchè nessuno vuole stare con lui, che passa il suo tempo ad accumulare denaro e a fare lavorare come uno schiavo il suo segretario.
Poi, all'avvicinarsi dell'ennesimo Natale che Scrooge passerà da solo, un fantasma viene a visitare i suoi sogni e gli mostra tutta la sua vita. Quella passata, quella presente, quella futura.

In questi mesi anche io sono diventata come il vecchio cattivone, anche se non ho passato il mio tempo né ad accumulare denaro, né a vessare alcuno, e, senza riuscire mai veramente a dormire, ho fatto i miei sogni ad occhi aperti.
Non posso dire di essere stata visitata da un fantasma, anche se in un certo senso proprio di questo si tratta, ma anche io ho visto il passato, il presente e il futuro.
Il mio però, non quello di Scrooge.
Ogni giorno ne ho visto un pezzettino, ora dell'uno, ora dell'altro. Ho messo ordine, ho sistemato sequenze, ho spolverato tra gli episodi che avevo poggiati sulle mensole dei miei ricordi.
Anche a me non è piaciuto quello che ho visto.
C'erano errori, valutazioni affrettate, cambi di direzione improponibili.
Ogni cosa era mescolata a mancanza di volontà, superficialità, ignavia, pigrizia.
E poi ho visto il futuro.
Non è stato difficile, era lì, a portata di mano, solo io che so essere di una miopia favolosa quando voglio, ho potuto evitare di guardarlo per tanto tempo.
Di questo non racconterò, perchè quello che ho visto mi ha riempito di sgomento.
Non che ci fosse qualcosa di veramente nuovo.
L'unica novità è che tutto quello che ho sempre temuto, si è avverato un poco ogni giorno, e ora è qui con me.
Tutto quello che avevo creduto fosse frutto della mia spaventata fantasia di adolescente e poi di donna, si è disteso davanti ai miei occhi, mi ha fatto ciao con la manina, come fa un amico che non vedi da tanto tempo, a cui ti avvicini e dici: "Sei sempre uguale, sei proprio come ti ricordavo!".
Ecco, mi sono detta, è proprio come me lo ricordavo, anche se adesso è più sinistro di prima, solo perché è più vicino, gli posso vedere gli occhi, lo sguardo.

Scrooge a questo punto, di fronte all'orrida visione, decide di cambiare vita, di diventare buono, di fare amicizia con il suo scrivano e di passare il Natale con la sua famiglia.
Ma si sa Dickens faceva così, gli piacevano queste cose, la morale della storia e così via.
Io non sono una storia e quindi non ho nessuna morale, ho solo un inizio, uno svolgimento e una fine.

Io la vita l'ho già cambiata, mi sono detta, anche se non volevo, oppure forse no, non è così.
Forse sono tornata a quello che ero, prima di una bella parentesi.
Lei, la mia vita, oppure lui, il mio destino è sempre stato lì, vicino a me, come una macchia sulla pelle, come il fiore in bocca (oggi mi sento particolarmente letteraria e me ne scuso con me stessa e con chi dovesse leggere), come una leggera brezza che soffia per un attimo e porta con sé un veloce brivido sulla schiena a cui nessuno fa caso perché tanto è primavera, fa caldo e il brivido è già passato.
Adesso siamo qui e ci guardiamo in faccia.
Lui ha vinto, io ho perso.
Potessi interpellare Dickens gli chiederei di scrivere un finale più credibile, almeno per me, per il mio non essere storia, ma tant'è lui e Scrooge è da parecchio che se ne sono andati in braccio al fantasma.